Si fa presto a dire tisana!!!


Per passione mi interesso di piante medicinali, che racchiudono due pregi: il loro lunghissimo uso da parte dell'umanità e l'essere promettenti presidi terapeutici per malattie croniche, oggi emergenti e per le quali non esistono farmaci specifici, se non alcuni con pesanti effetti collaterali nel breve termine e di cui non conosciamo ancora quelli nel lungo termine.

Perciò, io mi porto avanti e studio tutto lo studiabile su queste medicine antichissime e, allo stesso tempo, estremamente innovative. E tra storia e nuovi studi condotti con tecniche modernissime sì che ce n'è da studiare, povera me!!!

Ma senza star qui a farvi un pippone, vi voglio parlare di quella che è la tecnica di solubilizzazione dei principi attivi delle piante medicinali più comuni, perché possiate approfittarne al meglio ( ed evitare a me, ogni volta, di spiegarvela di nuovo in studio ;) ).

In erboristeria gli estratti delle droghe (le piante medicinali) in solventi acquosi vengono chiamati idroliti e sono perciò delle soluzioni diluite di sostanze medicamentose.

Quella che comunemente chiamiamo tisana è un infuso o un decotto.
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La tisana che si ottiene dalle parti delicate della pianta quali fiori, foglie, gemme si chiama infuso.
Si bolle l’acqua e poi la si versa sulla droga (questo il nome delle piante medicinali in erboristeria) coprendo il recipiente con un coperchio (la condensa va recuperata).
Si lascia in acqua per un tempo variabile a seconda delle droghe usate (dai 5 ai 20 minuti) e poi si filtra con un colino. La droga presente nel colino va premuta, affinché lasci i suoi principi attivi.

La tisana che si ottiene dalle parti dure delle piante medicinali (cortecce, radici) si chiama decotto. La droga va sminuzzata perché possa cedere all’acqua quanti più principi attivi possibile e si pone in acqua fredda. La droga con l’acqua va portata a bollore per un certo tempo (tanto minore quanto più sminuzzata è la droga; in genere dai 5 ai 15 minuti) sempre coperta. Si spegne il fuoco, si lascia intiepidire e poi si filtra, avendo cura di spremere, anche questa volta, la droga.

PS: l bustine sono comode, ma il contatto con l’acqua è minore e la cessione di principi attivi diminuisce… e poi le bustine non sono il meglio del meglio (ma questo ve lo racconto un’altra volta…)
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Il macerato, invece, si ottiene mettendo la droga in acqua fredda e si lascia a contatto per un tempo nettamente più lungo. Viene usato per preparare soluzioni di droghe in cui le sostanze medicamentose sono termolabili o molto volatili (rischieremmo di perderli col vapore) oppure sono mucillagini.

Quest'ultima tecnica, per i lunghi tempi richiesti e per le basse temperature usate, però, può portare allo sviluppo di microrganismi nella soluzione e quindi non vi consiglio di usarla se per macerati in tempi brevi. 

Alla prossima!!!