La
maggior parte dei microbi ospitati dal nostro corpo si trova nel
nostro intestino. La loro quantità aumenta dall'intestino tenue al
colon (101 - 103 cellule per grammo e 1011
- 1012 batteri per grammo). Anche la composizione dei
microrganismi varia da un tratto all'altro, con i Gram positivi
prevalenti nel tratto prossimale e quelli negativi nel tratto
distale, dove la popolazione batterica è prevalentemente formata da
Firmicutes, Bacteroidetes e Actinobacteria. Inoltre, esistono grandi
differenze tra il microbiota presente nel lume intestinale e quello
che si trova nel muco prodotto dallo stesso epitelio.
Lo
studio della flora batterica intestinale, per quanto difficile, è un
obiettivo irrinunciabile in quanto essa svolge un ruolo fondamentale
non solo nella salute del nostro intestino, ma per le molte evidenze
che si stanno palesando (asse intestino-cervello, rapporti tra
microbiota, sistema immune, neurotrasmettitori ed ormoni) di tutto il
nostro organismo (insomma stiamo scoprendo non solo di essere un
metaorganismo, ma che ognuna delle nostre molecole, cellule, organi,
comunicano tra loro come mai ci saremmo immaginati).
Ma
la difficoltà con cui si riesce a mettere in correlazione la
manifestazione di alcuni sintomi o patologie con la variazione del
microbiota è molto molto elevata. Ad esempio di quanto affermo, vi
riporto uno studio (nientepopodimeno una review di Nature) in cui
viene fatto il punto dello stato dell'arte sulla flora batterica
intestinale presente nei pazienti con sindrome dell'intestino
irritabile. Perchè è interessante tale studio? Innanzitutto perchè
questa patologia è molto diffusa e a vario grado invalidante, ma
anche perchè fa parte di una serie di patologie che, conducendo a
permeabilità intestinale, espongono l'interno del nostro corpo a
tutta una serie di insulti (è come se avessimo una ferita sempre
aperta su una zona di pelle molto esposta) che possono degenerare in
forme più gravi.
Il secondo motivo è che una review, ve lo ripeto, pubblicata su Nature a gennaio 2015, quindi davvero recente, mette nero su bianco dubbi ed incertezze. Quindi:
Il secondo motivo è che una review, ve lo ripeto, pubblicata su Nature a gennaio 2015, quindi davvero recente, mette nero su bianco dubbi ed incertezze. Quindi:
1-
I risultati di metanalisi indicano che il rischio della comparsa -e
della permanenza- della sindrome dell'intestino irritabile è
sei-sette volte superiore dopo un attacco di gastroenterite
2-
un altro studio che indica un'infezione da Salmonella nell'infanzia
costituisce un importante fattore di rischio per lo sviluppo della
IBS nell'età adulta.
3-
in una buona percentuale di pazienti sembra invece che la
proliferazione di batteri nel tenue sia la causa dei sintomi della
IBS
4-
in due studi è stato dimostrato che nei pazienti con IBS il
rapporto Firmicutes: Bacteroidetes è raddoppiato
5-
in un altro gruppo di pazienti la composizione del microbiota era
simile a quella dei controlli sani.
6-
la depressione è più comune nei pazienti con flora intestinale
dalla composizione "normale". Questa scoperta potrebbe
indicare che in alcuni pazienti la stessa sindrome (o
sintomatologia?) potrebbe dipendere dalla composizione del
microbiota, mentre in altri avere una base dipendente dal sistema
nervoso centrale.
7-
ma in un altro studio condotto su pazienti con depressione è stata
dimostrata un'associazione tra alcuni taxa batterici e la
depressione,
8-
in studi condotti su animali, alla disbiosi intestinale corrispondono
cambiamenti comportamentali e/o disturbi dell'umore
In
addizione a tutto ciò, alterazioni del microbiota del lume o della
mucosa intestinale potrebbero generare la sindrome attraverso
meccanismi diversi (e reciprocamente influenzarsi). Il microbiota
luminale potrebbe contribuire ai sintomi della IBS tramite la
fermentazione dei carboidrati e la conseguente produzione di gas,
mentre il microbiota associato alla mucosa tramite l'interazione con
le cellule immunitarie e nervose delle pareti intestinali.
Ancora,
un numero crescente di prove indica che potrebbero essere i prodotti
finali del metabolismo batterico ed i pathway metabolici da loro
messi in atto a produrre la sintomatologia: ad esempio nelle feci di
pazienti con IBS vi sono quantità anormali di acidi grassi a catena
corta, i cui livelli sembrano essere associati con la gravità dei
sintomi dei pazienti.
Di
fronte a dati così parziali e contrastanti, come si fa ad
intervenire quindi in patologie legate al microbiota, se non sappiamo
a quali alterazioni sono dovute?
L'Human
Microbiobe Project (HMP) sta eseguendo l'analisi degli rRNA 16S
del microbiota proveniente da persone sane per comprendere la sua
composizione. Per tale progetto sono stati stanziati molti molti
soldini sia negli Stati Uniti che in Europa. In Italia esiste il
Progetto Microbioma Italiano, condotto dal dott Fabio Piccini (autore
del libro Alla
scoperta del microbioma umano).
Oggi
esistono delle analisi per diagnosticare con certezza la permeabilità
intestinale, l'overgrowth batterico nell'intestino tenue o nel
crasso, la disbiosi intestinale. Ad esempio, se
l'overgrowth batterico si colloca nel tenue (positivo all’indicano)
si sceglierà un probiotico a base di Lactobacillus Acidophilus; se
nel crasso (positivo allo scatolo), invece, un probiotico a base di
Bifidobacter Bifidum; se l'overgrowth si colloca in entrambi i tratti
(positivo sia per l’indicano che per lo scatolo) si sceglie un
probiotico ad ampio spettro. O, in caso
di colonizzazione da parte di particolari specie (Candida,
Helicobacter, ecc) ci sono indicazioni specifiche basate su trial
clinici.
Ad
esempio:
1-
l’incidenza della diarrea associata alla terapia antibiotica
diminuisce del 50 % quando si assumono contemporaneamente probiotici,
in particolare il Saccaromyces boulardii ed il Lactobacillus ramnosus
2-
la somministrazione di Lactobacillus casei riduce durata e gravità
della gastroenterite acuta e ne diminuisce il rischio di decorso
prolungato.
3-
anche nel caso in cui la gastroenterite sia dovuta ad infezione da
Rotavirus, il Lactobacillus casei ne riduce significativamente la
durata ed accelera la sua eliminazione stimolando la risposta immune
locale specifica
4-
in uno studio condotto su venti soggetti affetti da colite ulcerosa
ai quali sono stati somministrati una mistura di ceppi probiotici
(VSL#3) è stata osservato un incremento significativo della
concentrazione fecale di Streptococcus salivarius , lattobacilli e
bifidobatteri.
5-
diversi studi effettuati su modelli sperimentali di IBD hanno
dimostrato che differenti ceppi di Lactobacillus sono in grado di
attenuare l’infiammazione intestinale e normalizzare l'alterata
permeabilità mucosale
6-
sia lactobacilli che bifidobatteri inibiscono la crescita del
microorganismo dell’H. pylori in vitro e sono in grado di prevenire
l’infezione sperimentale nei roditori inibendo l’adesività alla
mucosa gastrica
E
alla somministrazione di probiotici va sempre, sempre associata
un'alimentazione adeguata.
Ma
queste analisi non sempre saranno d'aiuto. Perchè non vi dicono in
che modo il vostro microbiota è alterato, e dunque quale popolazione
batterica cercare di far diminuire o quale fare aumentare. Anche
perchè, come avete letto su, non è ancora chiaro nemmeno se davvero
in tutti i casi di IBS, che è così diffuso, il microbiota cambi ed
in che modo...
E
così in alcuni casi, molto molto più complicati di altri sarà
difficile scegliere il probiotico più adatto. Perchè? Perchè il
numero di specie diverse che ospitiamo è enorme, e varia da
individuo a individuo (vedi Quanti sono io? Uno, nessuno ocentomila?1) a seconda delle modalità della sua nascita e
dell'allattamento, dalla sua storia clinica, dall'uso di antibiotici,
dalla frequenza di contatti con animali e con luoghi naturali. Anche
se esistono dei protocolli che utilizzano probiotici composti da
determinati ceppi usati in sequenza, sono sempre delle indicazioni di
massima. In questi casi è possibile, finalmente, fare
l'analisi genetica del microbiota. Che utilizza le stesse metodiche
del progetto microbiota e che ci informa su
specie, ceppi e sulla quantità di ogni tipologia di batteri
presenti nel nostro microbiota intestinale (richiedendo un kit su
internet).
A
questo punto, comparando il risultato delle vostre analisi con quelle
di altri microbiota si potrà pensare di intervenire in modo mirato. E
un domani ci sarà, come oggi esiste il genetista, lo specialista di
microbiota. Io ne sono sicura. E sarà una specializzazione mica da
ridere.
Referenze
Öhman,
Törnblom, Simrén
Crosstalk at the mucosal border: importance of the gut
microenvironment in IBS
Nature Reviews Gastroenterology & Hepatology 12, 36–49 (2015)
Nature Reviews Gastroenterology & Hepatology 12, 36–49 (2015)
Modificazione
della flora intestinale e obesita’:possibile ruolo di Resistin Like
Molecule Beta ( RELM β) Dott.ssa Donatella Cavallo
Tesi di dottorato in Medicina ambientale nutrizione e inquinamento
Tesi di dottorato in Medicina ambientale nutrizione e inquinamento
Progetto
Microbioma Italiano: http://progettomicrobiomaitaliano.org/home/
Per l'analisi del microbiota (vi manderanno sempre all'America -presso http://ubiome.com/-ma con le istruzioni in italiano e vi potete anche abbonare al servizio): http://progettomicrobiomaitaliano.org/partecipa/page-2/
Un
altro sito dove richiedere il
kit:http://www.illumina.com/areas-of-interest/microbiology/microbiology-products.htmlPer l'analisi del microbiota (vi manderanno sempre all'America -presso http://ubiome.com/-ma con le istruzioni in italiano e vi potete anche abbonare al servizio): http://progettomicrobiomaitaliano.org/partecipa/page-2/