Passa ai contenuti principali

 

"Long COVID"

Dopo la malattia da Cov2, la COVID, molte persone (secondo il Jama Network Open, più della metà dei guariti dal Covid) impiegano tempo a riprendersi.

Fino a 6 mesi dalla negativizzazione.

E questo contribuisce alle già grandi perdite economiche avute durante questi anni.

Infatti, a causa dei sintomi che continuano per settimane o mesi dopo la malattia, viene rallentato il ritorno al lavoro, alla vita normale.

È stata chiamata sindrome Long COVID.

Secondo l'Istituto Superiore di Sanità, in generale

“le donne sembrano avere il doppio delle probabilità di sviluppare la Long COVID, rispetto agli uomini, ma solo fino a circa 60 anni, quando il livello di rischio diventa simile. Oltre all’essere donne anche l’età avanzata e un indice di massa corporea più alto sembrano essere fattori di rischio per avere la Long COVID.”

Questa sindrome viene così divisa:

COVID post acuta in cui i sintomi sono presenti tra le e le 12 settimane

COVID cronica in cui i sintomi si estendono oltre le 12 settimane

long_covidpng

I sintomi più comuni dopo la CoV Infection Disease sono:

affaticamento profondo, dispnea, tosse, dolore toracico, palpitazioni, mal di testa, dolori articolari, mialgia e debolezza, insonnia, formicolio, diarrea, eruzione cutanea o perdita di capelli, equilibrio e andatura alterati, problemi neurocognitivi tra cui problemi di memoria e concentrazione.

Così, la long COVID può essere suddivisa in diverse categorie a seconda dei sintomi predominanti: 

  • sindrome cardiorespiratoria post COVID
  • sindrome da stanchezza post COVID
  • sindrome neuropsichiatrica post COVID

La presentazione più frequente è quella da stanchezza, una profonda astenia (uno studio ha dimostrato che dopo l'infezione da SARS-CoV-2 più del 50% delle persone ne soffre).

Long-Term-Covid-Effects-From-Sonia-Villapol-Long-Term-Effects-of-Covid-19-The_W640jpg

Immagine from Sonia Villapol: Long Term Effects of Covid 19. The Conversation. February, 2021


Ma veniamo a noi: la fatigue, l’astenia, è un sintomo comune alla convalescenza da molte infezioni virali (tra cui ad esempio la mononucleosi, ma anche l’influenza). Si parla invece di sindrome da stanchezza cronica se essa persiste per almeno 6 mesi senza che possa esserne individuata la causa.

Ma quali sono le cause della long COVID?

Si ipotizza che sia dovuta di un danno d’organo, dalla cui entità dipende la lunghezza del tempo di recupero.


Si tratta dunque di recuperare la funzionalità dell’organismo.

Ricordo parole che sentivo sempre nella mia casa (casa di un pediatra e infettivologo): attenzione alla convalescenza, non la sottovalutate, può essere peggiore della malattia.


Mi vien da pensare: niente di nuovo, quindi.

Quel che c’è di nuovo è la pressione a cui siamo stati sottoposti in questi lunghi anni: la trasformazione dei tempi e dei modi in cui lavorare, se non proprio l’assenza di lavoro, la forzata assenza di contatti tra le persone, la paura. Tanta paura. E per alcuni, la perdita.


Non esiste una pillolina magica che possa liberarci in un attimo dalla stanchezza, fisica e mentale, che così spesso succede a questa malattia: ci vogliono cure, nel senso più alto del termine.

hand-5216581_1920jpg

La cura che propongo a questi miei pazienti è fatta di attenzione, di ascolto: del loro corpo e del loro cuore.

Corpo e psiche devono essere curati insieme: con un’alimentazione leggera ma nutriente, con la graduale ripresa delle proprie abitudini, con la riscoperta degli affetti più cari e delle gioie più semplici, come una passeggiata in una mattina di sole.


Ed i risultati che sto ottenendo sono splendidi. Davvero sorprendenti. 🤩